Questo è lo spazio dedicato a racconti, informazioni e risorse utili.

In questa pagina troverai storie, racconti, pensieri e osservazioni, insieme a esercizi e spunti utili. Contenuti pensati per ispirarti, stimolare una riflessione, offrirti un momento per fermarti e scoprire qualcosa di nuovo, o semplicemente vedere ciò che già conosci da una prospettiva diversa.

 

Ancora multitasking? NO!

 

Mi capita ancora di sentir parlare del multitasking come di una qualità indispensabile per lavorare bene. Addirittura, durante un corso tenuto di recente, alcune persone lo consideravano un pregio: "Essere multitasking è un vantaggio".

Niente di più sbagliato! Il multitasking è, a tutti gli effetti, nocivo per la nostra salute. Questo non è solo un dato scientifico, ma anche fisiologico. Studiando gli effetti sul nostro cervello e sul corpo, è ormai chiaro il suo impatto negativo. Eppure, nonostante l'accesso immediato a informazioni e formazione online, oltre all'uso costante dei social, mi trovo ancora di fronte a persone che affermano con orgoglio:

"Tra i miei pregi posso dire che sono puntuale, ordinata e multitasking..."

Perché ci piace così tanto?

Beh, il multitasking ci attrae perché stimola i meccanismi di ricompensa del cervello, favorendo la produzione di dopamina. Quando passiamo rapidamente da un’attività all’altra – rispondendo a una notifica, saltando da una mail a un messaggio, o iniziando nuovi compiti – il nostro cervello riceve una "scarica di novità", generando stimoli continui. Ogni volta che iniziamo o completiamo una piccola attività (anche solo leggere una nuova mail), viene rilasciata una piccola quantità di dopamina, il neurotrasmettitore associato al piacere, alla motivazione e alla ricompensa. Tuttavia, questa soddisfazione è breve e superficiale: il vero benessere mentale, così come la produttività e la concentrazione, richiedono attenzione focalizzata e pause autentiche.

Perché ci fa male?

È fondamentale sapere che il multitasking, in realtà, aumenta i livelli di cortisolo (noto come l'ormone dello stress). Questo porta a maggiore affaticamento mentale, riduzione della qualità del lavoro, calo della creatività, perdita di concentrazione ed efficienza. Si commettono più errori e diventa più difficile distinguere le informazioni importanti da quelle superflue.

Non è tutto! Il multitasking è anche strettamente legato allo stress e all'ansia. Studi hanno evidenziato una correlazione tra l’uso eccessivo del multitasking mediatico e una minore densità di materia grigia nella corteccia cingolata anteriore, l’area del cervello responsabile del controllo emotivo e dell’attenzione. Questo può aumentare il rischio di ansia e depressione.

Conclusioni:

1. Stimola la dopamina in modo sano: pratica attività fisica moderata, yoga, meditazione, ascolta musica rilassante (meglio evitare il rock, ahimè), dedicati a un hobby creativo, o riposati con un buon sonno rigenerante.

2. Allenati a concentrarti su un compito alla volta. È un esercizio potente per la mente e il benessere. All’inizio può risultare difficile, ma è preferibile fare un piccolo sforzo iniziale piuttosto che mettere a rischio la tua salute e il tuo equilibrio emotivo.

 

 

(Fonti: Stanford University, PNAS 2009; University of Sussex, PLoS ONE 2014; Stanford Report 2018)

Adolescenti e direzioni

 

Ieri ho trascorso due ore con Olivia parlando di matematica. Come sempre, è stato appagante: amo la matematica (sono stata fortunata perché ho potuto scegliere di studiare una materia che adoravo già al liceo) e Olivia è davvero una piccola prodigio. Tuttavia, al momento di salutarci, diversamente dal solito, è emerso un argomento delicato: cosa farò all’università? Dove? Come?

So bene, come coach e insegnante, quanto questa fase sia complessa per molti ragazzi. È un’età in cui si percepisce che qualsiasi “scelta sbagliata” potrebbe influire negativamente sull’intera vita. Purtroppo, questa pressione non nasce solo da loro stessi: sono spesso bombardati da adulti – anche con le migliori intenzioni – che ripetono quanto la scelta universitaria sia fondamentale, che definirà il loro futuro professionale, il loro tenore di vita, persino la qualità della loro esistenza.

Nulla crea più ansia e stress in un adolescente di questa narrazione così rigida!

Ci dimentichiamo che la vita non è un tunnel di granito, immutabile e senza uscite. La vita si vive all’aperto: siamo sempre liberi di scegliere, cambiare, provare, sperimentare. Possiamo decidere in base alle nostre esperienze e gusti, scoprendo magari nuove preferenze e abilità lungo il cammino!

Se a 40 anni mi rendo conto che, contrariamente a quanto pensavo, amo lavorare con i ragazzi, aiutarli a diventare autonomi, consapevoli e liberi dai loro pesi, allora posso cambiare percorso. Non devo tornare indietro e ricominciare da zero, ma ripartire dal punto in cui mi trovo. Ed è proprio quello che ho fatto nella mia vita.

“Sì, ma devi prepararti, studiare, cambiare ambiente…” Questa è un’obiezione comune, ed è assolutamente vera. Ma allora? Quanta energia sprechiamo facendo qualcosa che non ci piace più, che non amiamo o, peggio, che non abbiamo mai amato? Una strada scelta solo per compiacere qualcuno, per inseguire un’idea di vita agiata o un falso prestigio sociale, può portarci a vivere giornate – e anni – intrappolati in impegni, clienti, colleghi e compiti che non ci appartengono davvero. Tutto questo ci rende infelici. E ciò che è ancora più grave è che potremmo non accorgercene nemmeno.

Ecco perché è importante ricordare che non siamo intrappolati in un tunnel, né siamo piante radicate in un punto. Possiamo muoverci, fare tesoro delle nostre esperienze e andare avanti. Questa è l’unica direzione per vivere pienamente: investire le nostre energie in ciò che sentiamo davvero nostro. Anche se richiede fatica, sarà una fatica sostenuta dalla voglia di essere finalmente noi stessi. Certo, serve tempo, ma ciò che conta è mantenersi aperti, curiosi e consapevoli.

La scelta di un percorso di studi, di un futuro o di una carriera non è mai definitiva. Non lo è per tutti. Possiamo continuare a scegliere: c’è chi cambia radicalmente vita, chi aggiunge nuove opzioni e chi decide di rimanere esattamente dove si trova. E va bene così. Siamo diversi nei bisogni, nei valori e nei modi in cui elaboriamo il nostro percorso.

Per questo, come coach, insegnante e – soprattutto – persona felice, non darò consigli o opinioni a Olivia. Invece, le chiederò una sola cosa:

“Oggi, chi senti di essere che ti rende felice?”

 

Respira!

La respirazione è la più fondamentale tra le funzioni  vitali del nostro corpo, ma spesso viene trascurata o data per scontata.

Ogni giorno, milioni di persone non si rendono conto di quanto sia importante respirare correttamente, e in molte occasioni si trovano inconsapevolmente a trattenere il respiro. Questo fenomeno, noto come apnea involontaria, accade più spesso di quanto si pensi, soprattutto durante momenti di stress, concentrazione o persino attività quotidiane come lavorare al computer o utilizzare il telefono. Andare in apnea può causare una riduzione temporanea dell'ossigeno disponibile per il corpo e il cervello, con effetti negativi sul benessere generale.

Praticare una respirazione consapevole e regolare è essenziale per migliorare la salute, ridurre lo stress e aumentare la propria energia. Imparare a prestare attenzione al proprio respiro è il primo passo verso una vita più equilibrata e consapevole.

Durante il percorso di coaching, vengono assegnati esercizi per fare pratica e fortificare le abilità, e fra quelli che riguardano la respirazione, io spesso faccio travasare acqua da una bottiglia ad un'altra... respirando consapevolmente! Sembra semplice vero? Eppure, se avrai la curiosità (splendida qualità per iniziare a evolvere!) di provare, ti accorgerai che è tutt'altro che banale.

Nella sua semplicità, questo è un esercizio molto potente e che porta in breve tempo grandi benefici, beh certo, bisogna superare i primi momenti di frustrazione, quando l'acqua inizierà ad uscire dal collo della bottiglia, ma a parte un po' di umidità, e un pizzico di frustrazione, non dovrebbe accadere null'altro di spiacevole. Quello che invece accadrà con certezza, è la scoperta di un automatismo, la presa di coscienza, e se riesci ad accogliere questa piccola novità, inizierai a respirare più spesso e ridurrai i momenti di apnea involontaria...

E allora BUONA RESPIRAZIONE!

L'importanza dell'idratazione per corpo... e mente!

 

Tutti sappiamo che è fondamentale mantenere il corpo idratato per il nostro benessere fisico, ma spesso sottovalutiamo l'importanza dell'idratazione anche per il cervello. Lo sapevi che il nostro cervello è composto per circa il 75% da acqua? Per funzionare al meglio, ha bisogno di un apporto costante di liquidi.

La relazione tra acqua e cervello, però, va ben oltre la composizione. Quando stai imparando qualcosa di nuovo, che sia un esercizio fisico, un concetto scolastico o una nuova informazione, nel tuo cervello i neuroni creano nuove connessioni. Questo è un processo chimico che avviene con maggiore facilità in presenza di un’adeguata idratazione. In altre parole, rimanere idratati rende l’apprendimento più efficace!

Lo stesso vale anche quando sei a dieta, ma non semplicemente per "depurarti". Va ricordato che il fegato si occupa da solo di eliminare le tossine, senza bisogno di aiuti esterni. Se segui un regime ipocalorico, l’obiettivo è che il corpo utilizzi le riserve di grasso per produrre energia, letteralmente "bruciando i grassi". Anche questo è un processo chimico, e proprio come l’apprendimento, avviene più facilmente in un corpo ben idratato.

Una scarsa idratazione può avere effetti negativi sulla memoria, sulla concentrazione e sull’umore, compromettendo le funzioni cognitive, che dipendono tutte da processi chimici. Inoltre, l’idratazione è fondamentale per il corretto funzionamento dell’intero organismo: regola la temperatura corporea, favorisce l’eliminazione delle tossine e supporta i processi vitali. Per questo è importante bere acqua con regolarità e consumare alimenti ricchi di acqua, come frutta e verdura, che rilasciano liquidi gradualmente, beneficiando sia il corpo che la mente.

Il nostro corpo è la nostra parte più intelligente, ci "parla" sempre con onestà ed è sempre sincero, imparare ad ascoltarlo vuol dire aver già fatto metà del nostro percorso, e idratarlo è il miglior modo per supportarlo per il suo splendido lavoro!

Allora riempiamo i bicchieri e... CHEERS!

 

Il mio primo esame universitario

Era luglio 1994, il mio primo esame era Geometria 1, l'esame che ho amato più di ogni altro, venivo dallo scientifico, amavo la matematica, ma all'università l'analisi è decisamente passata in secondo piano dopo aver scoperto la geometria proiettiva... 

Quel fatidico giorno sapevo tutto, avevo capito tutto, ero traboccante di energia e felicità, un corso durato più di 8 mesi, 6 ore settimanali tra teoria e esercitazioni e io avevo capito e amato tutto, in realtà c'era un teorema la cui dimostrazione non mi era chiara, era l'unico piccolo neo, ma la probabilità che mi chiedessero quella dimostrazione lì, la pensavo davvero davvero poco realistica su un programma cosi vasto!

Va bene, arriva il mio momento, mi senso sicura, determinata pure un po' spavalda, la statistica è dalla mia parte, quella domanda ha probabilità minuscole... ma in matematica minuscolo è diverso da zero, infatti eccola lì

"partiamo da qualcosa di fondamentale..."

io sorridevo ancora

" mi dimostri che in una matrice il rango per righe è uguale al rango per colonne"

... sembrava ancora un sorriso forse, ma era una paralisi in quel momento, come poteva essere possibile che delle centinaia, migliaia di domande che la professoressa potesse farmi è riuscita a farmi l'unica a cui non sapevo rispondere? ok tutto il resto sarebbe stato perfetto, ma mi sarei giocata la prima impressione... no! non potevo arrendermi, l'avevo letta tante di quelle volta che le prime tre righe le sapevo a memoria, decido che per iniziare le ripeto quelle tre righe, poi qualcosa succederà, magari parte l'allarme anti incendio, o qualcuno si sente male, magari si sente male proprio la professoressa, qualcosa succerà certamente, me lo meritavo... inizio con le premesse, letteralmente leggevo nella mia mente le parole che dicevo, vedevo il punto alla fine delle tre righe avvicinarsi, tre righe sono velocissime quando sono tutto quello che hai... arrivo al punto...

Cosa credi che sia successo a quel punto?

La cosa più pazzesca (anni dopo ho scoperto che è anche la più naturale) che potessi pensare, io ero al punto, sconfitta e arresa, e lì , in quel momento ho capito quella dimostrazione! da quel momento il mio orale è stato più che perfetto, anche perché alla sicurezza che avevo inizialmente, si è aggiunta l'emozione di questa esperienza incredibile che mi fatta sentire invincibile!

Cosa ha funzionato?

Bisogna sapere prima di tuto cosa non funzionava: lo stress non mi faceva vedere quello che avevo già capito! e mi aveva indotto a credere che quella informazione non fosse comprensibile per me

Cosa mi ha salvata? la determinazione! che mi ha portato comunque a provarci, ma poi, arrivata a quel famoso punto... in cuor mio mi ero arresa, e ho fatto qualcosa di magico: ho lasciato andare, ed ecco che senza ansia, senza pressione, quella dimostrazione che è sempre stata chiara dentro di me, è finalmente venuta a galla e si è liberata!

Questo è quello che accade quando ci provi veramente, il nostro cervello lavora per noi, se invece ci carichiamo di uno stress eccessivo, qualcosa ci blocca, e a quel punto possiamo solo fidarci di noi e lasciar andare!

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